Sostegno alla genitorialità e psicoterapia infantile

Le Campagne di Sensibilizzazione sull’Uso Responsabile del Cialis prezzo viagra in farmacia

Consulenza psicologica per genitori, sostegno alla genitorialità

Tra le richieste di consulenza più diffuse negli ultimi anni, che arrivano allo studio dello psicologo, vi sono probabilmente quelle della coppia genitoriale.

Facilmente si sente dire che i genitori non sanno più fare il loro “mestiere”, che sono troppo permissivi, poco presenti e per questo si ritrovano in situazioni più grandi di loro che non sanno gestire.

psicoterapia firenzeQuest’affermazione mi sembra quantomai semplicistica in quanto non viene presa in considerazione la società in cui viviamo dove ogni istante è una rincorsa contro il tempo; dove le madri molte volte non hanno tutele rispetto alla maternità o ne hanno comunque troppo poche senza la possibilità di scegliere se stare con i figli o tornare a lavorare; dove non esistono più i ruoli definiti di una volta (il padre dà le regole, la madre accudisce) , certamente restrittivi ma anche molto rassicuranti in quanto davano quel senso di contenimento che adesso, in un mondo dalle mille possibiltà viene a mancare; dove la famiglia è declinata in mille situazioni diverse, con tutte le complessità che ne conseguono; dove i nuovi modi di comunicare hanno portato con sé la possibilità di informarsi, di non dare per scontato che le cose debbano andare per forza solo in un certo modo.

Se si tengono in considerazione tutti questi fattori si capisce meglio che è “normale” che i genitori non sappiano più fare il loro “mestiere” e che le motivazioni per richiedere la consulenza di uno psicologo da parte dei genitori possano essere molteplici (separazione dei genitori, gestione del figlio all’interno della “famiglia allargata”, difficoltà nel trovare una strada comune nell’educazione del figlio, dubbi sulle proprie capacità nel sostenere il figlio nei momenti di passaggio dello sviluppo…).

Il consulto della coppia genitoriale richiede, più che nelle altre aree d’intervento, la possibilità di sviluppare un intervento “elastico” e che si adatti il più possibile alla situazione e alla richiesta di partenza. Ma andiamo per gradi.

Cosa succede quando uno o entrambi i genitori richiedono un colloquio per il figlio?

Per prima cosa chiedo di poter fare un primo incontro con entrambi i genitori, è molto importante che siano presenti entrambi. Nel caso in cui questo non sia possibile accetto di vedere uno solo dei due genitori o di vederli in due colloqui separati.

Il primo colloquio è focalizzato ad accogliere ed analizzare la richiesta: perché siete venuti? Cosa vi sta preoccupando?

Generalmente a questo primo incontro ne seguono altri due. Uno in cui ricostruire la storia del bambino a partire dal concepimento ed un ultimo incontro in cui faccio una restituzione in base all’idea che mi sono fatta della situazione e in cui propongo una possibile strada da percorrere.

I colloqui con i genitori durano un po’ di più dei canonici cinquanta minuti, generalmente prendo un’ora e un quarto di tempo per lasciare spazio sufficiente all’intervento di entrambi.

Alla fine dei tre incontri si aprono molteplici possibilità in base a quanto emerso precedentemente.

In alcuni casi i genitori arrivano al primo colloquio con l’idea di dover portare il figlio per una psicoterapia, per risolvere i problemi. Molte volte, alla fine dei tre colloqui iniziali, si capisce che, invece, non è necessario che il figlio venga in terapia ma che sarà sufficiente che siano i genitori a fare un percorso per trovare il modo di aiutare al meglio il proprio bambino.

Può essere necessario vedere il bambino da solo alcune volte per potersi fare un’idea più chiara della situazione e capire se, come detto precedentemente, sia meglio lavorare con i genitori o sia più adeguato fare un intervento sul bambino.

Nel caso in cui si decida per un lavoro con i genitori gli incontri saranno quindicinali, a meno che non si stia attraversando un periodo particolarmente difficile che richieda sedute più ravvicinate.

Psicoterapia infantile

Se, invece, si valuta necessaria una psicoterapia infantile le sedute saranno monosettimanali della durata di 45 minuti. I genitori in questo caso saranno a loro volta invitati a fare degli incontri distanziati nel tempo per fare il punto della situazione. La cadenza di questi incontri è variabile caso per caso ed in base all’età del figlio (con figli preadolescenti e adolescenti gli incontri possono essere anche ogni sei mesi), questo non toglie che, ovviamente, i genitori possano richiedere un colloquio prima del tempo stabilito.

È fondamentale, ai fini terapeutici, che il piccolo paziente sia a conoscenza del fatto che vedrò i suoi genitori e che “parleremo di lui”. Metterlo al corrente di questo da una parte evita che si crei un non detto che potrebbe minare la fiducia che c’è alla base della relazione terapeutica e, in più, crea l’occasione perché si possa stabilire un contatto tra i vissuti del figlio e i genitori. Infatti il bambino viene invitato a lasciare in consegna richieste o “cose da dire” ai genitori in modo che io possa fare da tramite. Se lo ritengo opportuno posso invitare anche il figlio a partecipare all’incontro con i genitori (di solito quando si tratta di adolescenti). In questo caso una parte di colloquio verrà svolta insieme al figlio e una seconda parte senza di lui.

Comunque sia, quando si decide di intervenire con una psicoterapia infantile, faccio sempre una restituzione ai genitori in seguito alle prime sedute.

Che cosa si fa durante una seduta con un bambino?

Va da sé che difficilmente un bambino verrà nello studio di uno psicologo per “parlare dei suoi problemi”, anche se come sempre i bambini sono capaci di sorprenderci per la loro capacità di interpretare le situazioni. Quindi se dallo psicologo non si parla che cosa si fa?

Durante le prime sedute spesso mi avvalgo dell’utilizzo di test proiettivi che, oltre a darmi alcune informazioni in più circa il vissuto del bambino, aiutano per rompere il ghiaccio se il piccolo paziente è un po’ timido.

E poi si gioca, si disegna, si raccontano storie… insomma si entra in relazione!