Adolescenza

Gli adolescenti vivono un periodo evolutivo molto particolare che, spesso, porta a dei comportamenti e vissuti che possono destare preoccupazione e ansia da parte dei ragazzi stessi o dei genitori. La difficoltà di quest’epoca della vita stà proprio nel fatto che è un periodo di transizione in cui la sensazione di non essere “nè carne nè pesce” si riflette nei vari aspetti del Sè (corporei, relazionali, emotivi).

Compito dell’adolescenza è la cotruzione di un’identità che, pur affondando le proprie radici nella famiglia di origine, abbia un suo personale ed originale sguardo sul futuro. Questo compito evolutivo non sempre viene affrontato con serenità da parte dei ragazzi sia per difficoltà proprie che per difficoltà insite nella famiglia da cui essi provengono.

Il cambiamento e la transizione tipici di questo periodo fanno sì che, frequentemente, un adolescente passi una fase più o meno complessa di crisi. Come accennato gli ambiti in cui questa crisi si manifesta sono molteplici quanto molteplice è il complesso Sè di una persona. Le aree di difficoltà potranno essere, solo per farne un elenco non esaustivo, le seguenti: 

  • Identità e orientamento (Chi sono? Da dove vengo? Dove voglio andare?)
  • Traumi (lutti, incidenti, abusi sessuali subiti durante l’infanzia o adolescenza)
  • Disturbi inerenti l’accettazione del proprio corpo (difficoltà ad accettare il proprio corpo che si trasforma)
  • Indecisione riguardo all’identità sessuale
  • Difficoltà relazionali di varia natura (nelle relazioni con i pari, nelle relazioni d’amore, nelle relazioni in famiglia, nei rapporti con le figure che rappresentano le istituzioni)
  • Isolamento (fobia sociale, Hikikomori)
  • Difficoltà in ambito scolastico o sportivo (paura della prestazione, senso di inferiorità rispetto ai compagni, senso d’impotenza rispetto alla possibilità di influire attivamente sui propri risultati)
  • Comportamenti autolesivi
  • Somatizzazioni (disturbi fisici che non trovano un riscontro su base organica)

Ognuna di queste difficoltà può presentarsi con maggiore o minore evidenza e può essere il punto di partenza per sviluppare disturbi più seri e duraturi o essere solo un momento di passaggio transitorio che si risolve da solo.

Riuscire ad uscire dall’adolescenza con un senso d’identità coeso getta le fondamenta per lo sviluppo di una vita soddisfacente. Perciò è importante non sottovalutare le più o meno implicite richieste d’aiuto che un ragazzo attua attraverso determinati comportamenti o sintomi.

In questa fase di passaggio della vita in cui si tenta di affermare la propria identità anche attraverso l’indipendenza, però, può risultare difficile accettare di farsi aiutare. In particolar modo può essere difficile accettare l’aiuto di un adulto. Di conseguenza ci si può trovare di fronte a due situazioni diverse che portano a due percorsi terapeutici differenti:

  • Psicoterapia individuale, quando il ragazzo o la ragazza ha chiesto in prima persona di essere aiutato o, anche se la richiesta d’aiuto è partita dai genitori, accetta di partecipare ad un percorso di terapia. In questo caso la terapia si svolgerà senza i genitori anche se potranno richiedere dei colloqui informativi circa la situazione del figlio minorenne. Ogni volta che i genitori chiederanno un consulto il giovane paziente sarà informato della cosa ed avrà l’opportunità di partecipare.
  • Sostegno alla coppia dei genitori (sostegno alla genitorialità), quando il ragazzo o la ragazza non riconosce di avere un problema o, in ogni caso, non vuole ricevere un aiuto. In questi casi può essere utile che i genitori facciano un lavoro che gli aiuti a trovare le risorse per aiutare il figlio. Lungo questo percorso può capitare di capire che le preoccupazioni sono più legate alla paura di perdere il “figlio conosciuto” e alla difficoltà di accettare e riconoscere il “nuovo figlio”, che non a delle problematiche specifiche che appartengono al ragazzo o alla ragazza.